
Appostato su una panchina, di fronte al commissaria-
to del quinto arrondissement di Parigi, il vecchio Vasco
sputava noccioli di oliva. Cinque punti se colpiva il basa-
mento del lampione. Aspettava che comparisse un poli-
ziotto biondo, alto, corporatura floscia, che ogni mattina
usciva verso le nove e mezzo e, con aria imbronciata, la-
sciava una moneta sulla panchina. In quel momento il vec-
chio, di professione sarto, era davvero a secco. Come spie-
gava a chiunque lo stesse a sentire, la nostra epoca aveva
suonato la campana a morto per i virtuosi dell’ago. La con-
fezione su misura aveva i giorni contati.
Il nocciolo passò a due centimetri dal basamento di me-
tallo. Vasco sospirò e bevve a canna qualche sorso di bir-
ra da una bottiglia da un litro. Il mese di luglio era caldo
e già alle nove ti veniva sete, senza contare le olive.
Stando su quella panchina da più di tre settimane, ogni
santo giorno fuorché la domenica, il vecchio Vasco aveva
finito per identificare un bel po’ di facce, al commissaria-
to. Era un buon passatempo, meglio del previsto. Alluci-
nante quanto si sbattessero quei tizi. Per fare che, c’era
da chiederselo. Fatto sta che si agitavano dalla mattina al-
la sera, ognuno a modo suo.